Ce texte du journaliste Beat Allenbach a été publié le 4 mai 2018 dans les colonnes du «Corriere del Ticino». L’auteur est l’ancien correspondant du « Tages-Anzeiger » au Tessin où il est établi depuis 35 ans.
La recente inaugurazione di un “Giardino dei Giusti” a Lugano è un avvenimento incoraggiante.
Questo giardino è dedicato a quattro ticinesi che nel periodo buio della Seconda guerra e dopo il colpo di stato in Cile hanno salvato uomini, donne e bambini dalla morte. Si tratta del prete e giornalista Francesco Alberti, del diplomatico Carlo Sommaruga, di sua moglie Anna Maria Valagussa e del pastore Guido Rivoir. Sono delle persone che non volevano e non potevano tollerare la persecuzione di donne e uomini ebrei, socialisti e liberali antifascisti.
Aiutavano a salvare dei perseguitati o li ospitavano. 80 anni dopo la proclamazione in Italia delle leggi razziali dal regime fascista è stato creato, su iniziativa della “Fondazione Federica Spitzer”, il primo “Giardino dei Giusti” in Svizzera: sono stato piantati nel Parco Ciani quattro alberi e svelate le targhe in memoria dei quattro benefattori.
Federica Spitzer, che ha dato il nome alla fondazione, era nata nel 1911 a Vienna. Nel 1942 i suoi genitori furano deportati nel Lager di Theresienstadt e la figlia gli accompagnava volontariamente nell’intento di salvarli. Effettivamente i tre furono liberati nel 1945 e poteva raggiungere la Svizzera. Dal 1946 Federica Spitzer viveva in Ticino dove scrisse un libro sulla sua esperienza nel lager che fu tradotto in diverse lingue; morì nel 2002. La fondazione Spitzer ha lo scopo di tenere viva la memoria dei genocidi, delle persecuzioni, dei regimi totalitari e promuove la comprensione tra popoli e religioni; si rivolge soprattutto ai giovani.
All’inaugurazione del “Giardino dei Giusti” tutti gli oratori hanno lodato i quattro “giusti” che hanno ubbidito alle ragioni della coscienza e della solidarietà umana più che alla logica della ragion di Stato. Nel suo appassionante discorso il sindaco di Lugano, Marco Borradori, ha detto che le idee di queste persone in un momento difficile e complesso, come oggi, faticano a passare, ma “non dobbiamo mai soccombere all’indifferenza”. Ultimo a parlare era il Consigliere federale Ignazio Cassis che ha citato la seguente frase di Martin Luther King: “Non ho paura dei malvagi, ma del silenzio degli onesti.” Il Ministro degli affari esteri ha terminato con queste parole: “Il loro esempio (quello della quattro persone omaggiate) ispirerà le mie azioni come uomo e come consigliere federale.”
Sono parole belle e impegnative. Al momento delle attività dei Giusti, però, le autorità federali e parte della popolazione erano tutt’altro che unanimi ad apprezzare le loro azioni.
E oggi? Siamo di nuovo in un mondo con guerre e persecuzioni per l’appartenenza a una certa etnia, a un’altra religione o a un diverso credo politico. La Svizzera e altri paesi europei sono, in confronto a molte regioni del mondo, delle oasi di pace e di benessere. Tuttavia per molti le porte sono chiuse. In un contesto molto diverse di quello della Seconda Guerra Mondiale, ci sono ancora delle persone, oggi, spinte dalla loro coscienza e del senso di solidarietà, che vogliono aiutare dei rifugiati ad arrivare in Svizzera. A differenza di allora, esiste una legge sul asilo e si è sviluppato una fitta rete di regole: la burocrazia non dà molto spazio per aiutare persone sfortunate e perseguitate. Chi aiuta, forse solo ad attraversare la Svizzera per raggiungere dei parenti in altri paesi, viene condannato come p.e, la gran consigliera socialista Lisa Bosia. (La condanna non è ancora definitiva).
Perciò mi domando, quanti anni passeranno finché il suo agire, come quello di altre persone già condannate, verrà considerato come un gesto meritevole perché ha anteposto le ragioni della coscienza e della solidarietà umana alla logica della ragion di Stato e della legge? Ci sarà, un giorno, una targa nel “Giardino dei Giusti” in sua memoria?
Beat Allenbach